Ethical dilemmas in the age of coronavirus: Whose lives should we save?
Titola un articolo di Jenny Jervie uscito sul Los Angeles Times il 19 marzo 2020. Il riferimento è purtroppo alla situazione venutasi a creare in Italia e che si teme si proporrà a breve anche in altre parti del mondo.
Il dilemma è semplice nella sua crudeltà: “Tre pazienti – un ragazzo di 16 anni con diabete, una madre di 25 anni e un nonno di 75 anni – sono stipati in una tenda di ricovero ospedaliero e hanno difficoltà a respirare. È rimasto solo un ventilatore. A chi va?”
https://www.latimes.com/world-nation/story/2020-03-19/ethical-dilemmas-in-the-age-of-coronavirus-whose-lives-should-we-save
La questione, in termini più astratti, può essere posta così: in una situazione di scarsità di risorse sanitarie per cui non è possibile offrire cure a tutti coloro che ne avrebbero bisogno, quali criteri potremmo/dovremmo adottare per compiere delle scelte?
Adottiamo il criterio dell’ordine di arrivo, o preferiamo che i medici concentrino i loro sforzi su chi sembrerebbe aver più possibilità di recupero? L’età del paziente dovrebbe essere un elemento di discrimine? E perché non considerare anche il numero di persone a carico del paziente?
Insomma, la questione è complessa e chiama in causa le nostre intuizione etiche più profonde. La bioetica se ne occupa da sempre e, mai come in questi tempi di crisi e di scarsità di risorse, è chiamata a mettere in campo tutti i suoi strumenti per aiutare chi di dovere a definire protocolli e linee guida.