mercoledì 23 Novembre, 2022

Angela Davis, Blues e femminismo nero

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Angela Davis (Birmingham, 26 gennaio 1944), filosofa e attivista, docente universitaria, scrittrice, fra le figure più importanti del ‘900 americano nella lotta per la rivendicazione dei diritti delle donne e delle persone vittime di qualsiasi forma di discriminazione, quella raziale in primis, ma non solo. Attenta e acuta critica del nostro presente, Davis denuncia i molti soprusi che vi individua. Fatta ella stessa l’esperienza di un periodo di detenzione in carcere nel 1970 – dalle accuse per il quale verrà poi assolta con formula piena – si schiererà anche dalla parte del movimento per l’abolizione dell’istituto carcerario.

Con Blues e femminismo nero (Edizioni Alegre 2022), Angela Davis ci accompagna in un viaggio di riscoperta del blues classico americano, attraverso l’analisi di tre sue grandi protagoniste: Gertrude “Ma” Rainey, Bessie Smith e Billie Holiday.

È proprio la loro voce, e con essa, la parola, che diventa nelle loro canzoni arma di rivolta, arma di difesa dalle tante forme di violenza subite, e arma di rivendicazione del diritto, anzitutto, di autodeterminarsi, di scegliere la propria esistenza. Una liberazione doppia per le donne afroamericane: dallo schiavismo e dal razzismo, prima, ma poi anche dal patriarcato, che finiva inesorabilmente per renderle comunque sottomesse ad un volere altrui, quello dell’uomo, padre o marito.

Scrive Raffaella Baritono (Prof.ssa di Storia e politica degli Stati Uniti d’America all’Università di Bologna) nella Prefazione del testo:

“i testi delle cantanti blues producevano elementi di sovversione rispetto a una narrazione che avrebbe voluto che anche per le donne afroamericane il destino prevalente dovesse essere quello del confinamento entri la domesticità del matrimonio” (p. 15).

Le blueswoman ebbero il coraggio e la forza di dare voce alle donne, a quelle afroamericane ma non solo, denunciando il tema delle violenze domestiche e, così facendo, rendendolo un tema “pubblico e politico” (p. 16).

“Come la maggior parte delle forme di popular misic le canzoni blues afroamericane parlano d’amore. Tuttavia ciò che le contraddistingue, soprattutto in relazione agli altri generi di popular music degli anni Venti e Trenta del Novecento, è la loro indipendenza intellettuale e la libertà nel tipo di immagini e rappresentazioni” (Cap. 1, p. 35).

L’intento dell’autrice, con questo suo lavoro di scavo e riscoperta, è da lei stessa dichiarato nell’Introduzione:

“Un libro come Blues e femminismo nero non diffonderà il femminismo nelle comunità nere. Tuttavia spero che dimostri che ci sono molteplici tradizioni femministe afroamericane. Spero che dimostri che le tradizioni femministe non sono solo scritte ma anche orali, e che non sono in grado soltanto di mostrare la rielaborazione di tracce culturali africane ma anche la genialità con cui persone un tempo schiavizzate hanno forgiato nuove tradizioni capaci di sfidare il passato schiavista e allo stesso tempo preservare delle preziose forme culturali prodotte durante la schiavitù” (p. 34).

Di Blues e femminismo nero si parlerà lunedì prossimo, 28 novembre 2022 con Raffaella Baritono a Cremona, in un evento realizzato a cura di Unipop e CGIL.

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