Seconda settimana di dialoghi filosofici con i bambini e ragazzi dei centri ricreativi E-state insieme Auser 2023. Dopo aver ragionato delle sfide da affrontare quando si impara qualcosa (qui), in questa seconda settimana abbiamo parlato di errori. Cosa significa “errore”? Tutti gli errori sono sbagli? O ci possono essere errori fortunati?
Il dialogo:
Per introdurre il tema racconto ai vari gruppi la storia di un errore fortunato. Ce ne sarebbero tanti tra i quali scegliere, la storia della scienza e delle invenzioni ne è piena! Ma scelgo un aneddoto più semplice, legato a una dolcissima scoperta: quello dell’invenzione della Tarte Tatin. Una cuoca un po’ distratta, o forse semplicemente sovrappensiero, che si dimentica l’impasto della torta e inforna solo mele e zucchero. Se ne accorge e, invece che disperarsi e buttare via tutto, che fa? Aggiunge l’impasto sopra le mele caramellate e continua la cottura. Una volta pronta, ribalta la torta sul piatto sperando che i commensali non si accorgano dell’errore…. Beh, se ne accorgeranno, perché ne è uscita una vera delizia! È così che nasce una delle torte più famose, almeno secondo la legenda.

Cosa ci dice questa storia? Chiedo ai bambini. Tutti i gruppi, dai bimbi più piccoli ai ragazzi grandi, rispondono sicuri: “che sbagliando si impara”, “che non tutti gli errori sono negativi”, “da qualche errore ne può anche uscire qualcosa di buono”.
E da qui prende il via la nostra analisi insieme dell’errore.

Vari tipi di errore:
Che tipi di errori facciamo? Quali esempi di errori vi vengono in mente? Chiedo a bambini e bambine dell’infanzia e primaria.
I più piccolini mi parlano di oggetti e giochi rotti, o della mamma che ha dimenticato le chiavi da qualche parte o ha fatto cadere qualcosa. I bambini della primaria abbondano, invece, di esempi di ‘errori’ scolastici: l’errore di calcolo, l’errore di grammatica. Ma si aggiungono anche errori di altro tipo: trattare male un amico picchiare, spingere rubare un gioco, dire bugie…
Sono uguali questi errori? Chiedo. Bambini e bambine iniziano una riflessione attorno ad una possibile classifica di gravità. Inizialmente gli errori a danni di cose e oggetti paiono meno gravi rispetto a quelli scolastici, o a quelli verso altri o se stessi. Poi però, a seguito di alcuni esempi e controesempi, giungono a problematizzare questa loro classifica provvisoria: la gravità dell’errore dipende dalle conseguenze prodotte e dal valore che noi diamo a quelle conseguenze. “Forse rompere un piatto o un vaso non è poi troppo grave per te, ma magari quello era un oggetto importante per qualcuno o per tua mamma e allora l’errore è più grave”.
Ai ragazzi più grandi propongo un esercizio: do loro dei post-it e chiedo di scrivere in forma anonima degli errori che hanno commesso. Il gioco è interessante, la richiesta si mostra molto più difficile di quanto ci si potrebbe aspettare. I ragazzi chiedono tempo per pensare, si guardano a vicenda, poi scrivono.

Rispetto ai gruppi dell’infanzia e primaria, spariscono quasi gli errori a danni di cose e oggetti, diminuiscono anche quelli scolastici, prendono il sopravvento, invece, gli errori verso se stessi e gli altri. Non pochi di loro, infine, non riescono proprio a scrivere nulla: “non mi viene in mente nulla, nessun errore”, dicono.
“Abbiamo detto che tutti sbagliamo in continuazione, che è normale, e può essere anche occasione di apprendere qualcosa di nuovo. Come mai può essere difficile scrivere un errore sul foglietto?”
Diverse le risposte che giungono:
- A volte si ha vergogna di ammettere i propri errori, perché si ha paura del giudizio degli altri. Molti, ammettono, non hanno voluto condividere un loro errore proprio per questa ragione.
- Non sempre c’è consapevolezza die propri errori. Questo, riconoscono i ragazzi, è più grave: non puoi rimediare l’errore se non sei consapevole di averlo fatto, tantomeno imparare da esso.
- Potresti avere paura delle conseguenze, forse una punizione o una sgridata.
Analisi concettuale:
con i gruppi dei bambini più grandi (della scuola primaria e secondaria) proviamo a fare un inizio di analisi concettuale del termine “errore”, facendo emergere sfumature di significato che ci aiutano a comprendere meglio cosa intendiamo con questa parola.
In un gruppo della primaria la discussione parte attorno al tema di come si rimedia all’errore. Qualcuno suggerisce che lo si “corregge”, o si ricomincia da capo (girando il foglio, ad esempio, o rifacendo quella costruzione). Qualcun altro propone una strategia diversa: “l’errore si può trasformare in qualcosa d’altro” mi dice. Si ragiona sulla differenza tra “correggere” e “trasformare”: i bambini giungono a riconoscere che correggiamo uno sbaglio quando abbiamo una meta precisa alla quale giungere, mentre possiamo trasformarlo quando cogliamo l’occasione dell’errore per fare qualcosa di buono – come nell’esempio della cuoca distratta. “E’ più difficile trasformare l’errore in cose nuove – mi dice una bambina – serve fantasia!”. “Sì, servono idee”. “E anche la voglia di non arrendersi, è più facile buttare via tutto e ricominciare”.
Con un gruppo di ragazzi della secondaria di primo grado l’analisi concettuale si fa più sofisticata. Un ragazzo suggerisce una distinzione tra “sbagliare” e “non riuscire”: “non riuscire fa riferimento a qualcosa di diverso dallo sbagliare, magari non sei riuscito a finire una cosa, ma non è detto che la stavi sbagliando”. L’errore, invece, sembra far riferimento a un “giusto” rispetto al quale si allontana.
Epperò non sempre allontanarsi da un “giusto” porta a un qualcosa di “sbagliato”, a volte porta a un “giusto” diverso: torniamo al caso della nostra Tarte Tatin, certamente diversa dalla classica torna di mele ma non meno buona. E così facciamo esempi di altri errori “fortunati” che portano a nuove scoperte.
Attività creativa:
Come stimolo ulteriore al nostro lavoro di ricerca leggo un album: “Il libro degli errori”, di Corinna Luyken, Fatatrac 2021. È una bellissima storia illustrata, di un artista intraprendente che riesce a trasformare le macchie di inchiostro e i vari errori di disegno in fantastiche composizioni.
Il testo ci serve da pretesto per la nostra attività creativa. Tanti fogli pieni di errori: macchie, scarabocchi neri. La sfida di bambini e ragazzi sarà quella di non girare il foglio, ma trasformare quell’errore in qualcosa di buono.

