I classici nel cinema.
In questo periodo nelle classi quarte dei licei si sta affrontando Kant, il suo è uno dei pensieri forse più complessi, e allo stesso tempo stimolanti del percorso liceale. Alcune delle questioni che pone sono più vitali che mai e le si possono ritrovare in altre forme e in altri linguaggi.
Pensiamo all’etica, ad esempio.
Uno dei principi dell’etica di Immanuel Kant è che si debba seguire quello che la nostra ragione o coscienza morale ci indica come giusto, senza badare alle conseguenze. “Se devi, allora puoi” afferma Kant: se hai un principio morale – non mentire, non rubare – lo puoi rispettare, per quanto possa sembrare difficile, a volte, o controproducente.
Questo tipo di etica viene detta deontologica (etica del dovere) e si contrappone ad un’altra grande famiglia di teorie etiche, quelle consequenzialiste, che invece ritengono che per capire cosa sia giusto o meno fare si debbano considerare le conseguenze delle nostre azioni. In questo caso, ‘non mentire’ non è più un principio morale valido sempre e comunque, ma a seconda della situazione. Non sarebbe, ad esempio, lecito mentire ad un assassino che ci chiedesse dove si nasconde la sua vittima?
Proprio questo esempio fu al centro di una disputa filosofica che vide Kant contrapporsi al filosofo francese Benjamin Constant (Il diritto di mentire).

Contro Kant, che sosteneva che anche in quel caso, il nostro dovere morale fosse quello di dire la verità, per quanto difficile possa sembrare (“se devi, puoi”, appunto…), Constant obbiettava che nessun principio morale debba valere in assoluto, ma sempre in equilibrio con altri. In questo caso, proteggere una vittima innocente, ad esempio.
Entrambi i filosofi, nella distanza delle loro posizioni, pongono in luce due aspetti importanti del nostro agire morale: Kant ci invita a riflettere sull’ambizione della nostra morale ad essere universale e non condizionata da fattori contingenti.
Constant, da parte sua, rileva uno dei problemi principali dell’etica deontologica: preoccuparsi dei princìpi senza valutare le conseguenze può avere esiti (morali) disastrosi.
Il conflitto tra le due istanze emerge in alcuni dilemmi morali, ad esempio:
- è lecito per lo Stato usare la forza per estorcere un’informazione importante per la salvezza di migliaia di altre vite?
- è lecito compiere il male se è per evitarne uno maggiore (principio del male minore)?
Proponiamo due pellicole per riflettere qu questi temi:
Il diritto di uccidere [Eye in the Sky], regia di Gavin Hood, 2015
La pellicola ripropone in chiave cinematografica e contemporanea il dilemma del trolley: è lecito sacrificare un innocente per salvare più vite umane? Il dilemma morale viene presentato secondo i rispettivi punti di vista dei diversi poteri dello Stato in conflitto tra loro (potere militare, giuridico e politico).

The Last Supper [Una cena quasi perfetta] _ di Stacy Title (1995)
La riproposizione cinematografica della antica questione morale se sia lecito compiere il male al fine di realizzare un bene superiore. Fino a che punto possiamo adottare la dottrina del ‘male minore’? Da Platone in poi, passando per tutta la tradizione Cristiana, la filosofia ha tentato di rispondere a questa domanda.
In questa pellicola, troviamo la singolare risposta di cinque giovani liberali americani.
Guarda spezzone su youtube.
