È vero che i bambini siano buoni, e che il male sia un prodotto della società e delle avversità della vita? Secondo William Golding, premio Nobel per la letteratura nel 1983, no:
“L’uomo produce il male come le api producono il miele“.

Trama:
È la storia di un gruppo di bambini (dai sei ai dodici anni), tutti di buona famiglia, finiti in un’isola deserta nel mezzo del mare dopo che il loro aereo è precipitato. Insieme, cercano di organizzarsi e darsi regole precise per garantirsi una sopravvivenza sull’isola.
Ben presto, però, emergono i contrasti tra Ralph e Jack, razionale e sensibile l’uno e impulsivo e aggressivo l’altro. Lo scontro tra Ralph e Jack, che rappresentano due visioni antitetiche della vita comune e del ruolo della politica, coinvolgerà tutti i bambini trasformando pian piano la loro vita sull’isola da sogno di libertà a incubo infernale. La piccola società ben organizzata di bambini si trasforma così in scenario di conflitto e scontro, nel quale trovano spazio paure ancestrali e comportamenti violenti e selvaggi, che sembrano sfuggire ad una qualsiasi controllo della ragione.

Il messaggio del libro:
In questo romanzo, Golding sfata quello che secondo lui è un pregiudizio della nostra società, che vorrebbe i bambini tutti buoni, o quantomeno moralmente neutri. Secondo Golding, invece, i bambini sono come gli adulti: sono buoni e cattivi e se lasciati liberi esprimeranno inevitabilmente le loro luci e ombre. Ciò che fa la differenza tra la civiltà e la barbarie non è il carattere o una qualche propensione psicologica, ma la legge, il rispetto delle regole, l’istituzione di un ordine condiviso.
Un romanzo ricco di simbologia, che offre molti livelli di lettura e affronta alcune fra le principali questioni della filosofia morale e politica: l’uomo è buono o cattivo per natura? Quale è il rapporto tra ragione e passione nell’uomo? La parte più razionale dell’animo umano sarà mai in grado di dominare le pulsioni? E come si traduce questa dialettica in società? La democrazia ha in sé gli anticorpi necessari a combattere le paure profonde dei propri cittadini? O sarà la figura dell’uomo forte a inevitabilmente prevalere?

Il signore delle mosche è l’opera più celebre dell’autore e un classico della letteratura inglese. È stato anche oggetto di diversi adattamenti teatrali e cinematografici: indimenticabile la pellicola di Peter Brook, The Lord of flies (1963); più recente la riproposizione di Harry Hook, The Lord of flies (1990).
Una lettura da proporre anche ai giovanissimi, per ragionare e discutere assieme dell’uomo, della società e dell’idea di giustizia.
Per approfondire alcune delle questioni filosofiche sottese al racconto, vi segnaliamo un articolo di Federica Ruggiero per www.letterefilosofia.com