Come ogni Natale, Italia1 lo propone ininterrottamente la sera della Vigilia dal 1997, anche quest’anno è andato in onda “Una poltrona per due” [Trading Places] (1983), classico degli anni ’80, con protagonisti Eddie Murphy e Dan Aykroyd.

La trama è nota ai più: Louis Winthorpe (interpretato da Dan Aykroyd) è un giovane, ricco e ambizioso dirigente, mentre Billie Valentine (Eddie Murphy) un povero mendicante, che finge di essere storpio e cieco per raccogliere qualche elemosina. Le loro vite, lontanissime ed entrambe apparentemente ben definite e segnate nelle rispettive traiettorie verso il successo e l’emarginazione sociale, vengono stravolte quando durante le festività natalizie i due ricchissimi fratelli Duke, gli anziani proprietari dell’azienda amministrata da Louis decidono di fare ‘un esperimento scientifico’.

Il più anziano dei due fratelli Randolph è convinto che sia l’ambiente a fare l’uomo: una buona formazione, la migliore società, un certo circolo di relazioni, sono questi gli elementi che decidono del successo o l’insuccesso di una persona. Mortimer, all’opposto, è convinto che siano i talenti di ciascuno a determinare la sua fortuna. Decidono quindi si fare una scommessa, per ben un dollaro le vite dei due malcapitati verranno scambiate: se in poco tempo i due calzeranno perfettamente ciascuno della vita dell’altro, allora avrà ragione Randolph. Le due vittime, accortesi del gioco crudele, si alleeranno e riusciranno a stravolgere gli eventi con una astuta mossa in borsa che rovinerà i due aridi fratelli Duke.
IlPost qualche giorno fa ha dato una spiegazione delle dinamiche finanziarie implicate, soprattutto sul finale, illustrando bene cosa sono i futures e come vengano usati dai protagonisti. Noi, qui, proponiamo invece una spiegazione filosofica dell’interrogativo etico-politico posto all’inizio della storia: è l’ambiente a determinare il successo (o insuccesso di una persona) o sono le sue capacità?
La domanda, posta con una certa preveggenza in questa pellicola degli inizi degli anni ’80, è oggi al centro di un dibattito molto acceso in filosofia: quello sulla natura del merito. Esiste qualcosa come il merito del singolo? O è anch’esso il risultato di una serie di variabili anzitutto sociali? La questione non è di poco conto come si potrebbe ad un primo sguardo pensare. A seconda della risposta, infatti, tutta la retorica sulla meritocrazia e sul premiare i migliori per bilanciare l’equità sociale acquisisce o perde senso.
Solo se possiamo considerare il merito una qualità individuale, frutto delle fatiche e degli sforzi dell’individuo, ha senso, infatti, ricompensarlo e premiarlo (principio della meritocrazia).
Se, invece, il merito è il risultato di diversi fattori, quali l’educazione, l’accesso a servizi e risorse, il contesto sociale e anche emozionale che ci circonda, allora ci si può chiedere perché premiare chi ha già vinto la lotteria della vita, trovandosi a vivere e crescere in condizioni di vantaggio rispetto ad altri. In questo caso, si possono pensare a politiche diverse, come le Affirmative Action (qui per capire cosa siano) attente a ricompensare eventuali svantaggi o discriminazioni subite (teoria della giustizia distributiva).
La questione è complessa, ed implica altri importanti valori della nostra società, quali quello di solidarietà, eguaglianza ed equità, con tutte le loro sfumature di significato. Certamente, porsi l’interrogativo, come fanno i due anziani fratelli Duke, aveva senso negli anni ’80 in cui la retorica della meritocrazia si affermava prepotentemente (e non solo nelle pellicole hollywoodiane), ma continua ad aver senso ancora oggi, quando questo concetto viene da più parti problematizzato (rinviamo sotto ad alcuni approfondimenti).
C’è una logica anche nell’ambientazione natalizia della storia, a pensarci bene, perché è soprattutto a Natale che il principio del ‘vinca il migliore’ si scontra con quello della solidarietà e con il tentativo di lavorare per una società più equa.

Per approfondire la questione del merito:
Che cos’è il merito? Prima tappa di un percorso didattico tematico
Non è tutto merito ciò che luccica: per una critica del principio del merito